Il diritto
d'autore (e il copyright)
deve la sua nascita a due elementi strettamente legati: da una parte il
miglioramento delle tecniche di riproduzione degli scritti; dall'altra parte,
la costituzione della nozione stessa di “autore” e
di “opera”.
Il diritto d’autore nasce principalmente dalla necessità di
tutelare l'atto creativo, ponendo l'accento sull'importanza dell'autore. Oltre
a dare privilegio e dignità alle figure autoriali, il diritto d'autore vuole
assicurare quelli che sono gli investimenti a monte del processo creativo,
incentivando l'indipendenza economica dell'autore e scoraggiando le classiche
forme di mecenatismo e clientelismo che possono facilmente andare a contaminare
l'originalità di un'opera di ingegno. Esso vuole inoltre costituire un patto
sociale tra l'autore e la collettività nel quale il primo potrà godere del
ricavato della sua opera, mentre la società trarrà beneficio dalla diffusione
di conoscenza e cultura.
In questo senso uno degli scopi originari del diritto d'autore è la libera
circolazione di contenuti culturali, sebbene esso si sia declinato nel tempo e
nello spazio in diverse forme, discostandosi talvolta dai suoi principi
iniziali.
Nell'antichità non c'era un reale problema di tutela
economica, in quanto l'analfabetizzazione e le tecnologie del
tempo implicavano la pubblicazione di un numero davvero esiguo di copie. Non
solo, ma gli autori potevano garantirsi una vita comunque agiata, vivendo di
compensi da parte dei committenti e altre figure.
Tuttavia nelle civiltà occidentali, nella fattispecie
quella greca e quella romana,
piuttosto frequenti erano i casi di plagio, che venivano riconosciuti dalla
legge e puniti allontanando i colpevoli.
Durante il Medioevo la cultura si
era spostata nei monasteri. Con la nascita delle università venivano
richiesti manoscritti arrivando così alla nascita delle
cosiddette officine scrittorie, ovvero quei luoghi nei quali gli amanuensi riproducevano
a mano i testi. Tuttavia esisteva un diritto d'autore meno diffuso, il quale
faceva leva sulle superstizioni del tempo: le maledizioni
scritte sulla prima pagina del manoscritto.
Il 1455 fu un anno di estrema importanza nella storia del
diritto d'autore: vi fu l'invenzione della stampa a caratteri mobili da
parte del tipografo tedesco Johann
Gutenberg. Tale invenzione portò a significative conseguenze: i
costi di produzione dei libri calarono, aumentando dunque il numero degli
stampati, e così la diffusione degli stessi.
Fino alla prima metà del Quattrocento la circolazione dei volumi
interessava pochissimi individui letterati,
di alta estrazione sociale, in quanto unici a poterne fruire sia per
disponibilità economica sia per capacità di apprezzarne il contenuto.
D'ora in poi (anche se attraverso un processo molto lungo e lento) i contenuti
saranno accessibili a un maggior numero di persone e dunque diventerà di
estrema importanza porsi il problema sui diritti di chi crea, distribuisce o dispone
di tali contenuti.
Un antenato del diritto d'autore è il sistema dei privilegi che venne adottato a Venezia nel XV secolo.
Il tedesco Giovanni da Spira introdusse la stampa a Venezia pubblicando le Epistolae ad familiares di Cicerone.
A lui fu concesso il primo privilegio, datato 18 settembre 1469. Tale
privilegio vietava a chiunque, tranne che a Spira, di esercitare l'arte della
stampa o importare libri dall'estero. Non veniva tutelato l'autore, bensì lo
stampatore. Il primo privilegio concesso a un autore, infatti, è datato al 1486
e da allora furono sempre più frequenti le richieste di privilegi da parte di
autori, editori e stampatori. Per una legge vera e propria sull'editoria
bisognerà aspettare il XVII secolo.
Nel 1710 in Gran Bretagna,
sotto il Regno della regina Anna Stuart, venne abbattuto il sistema
dei privilegi con uno Statuto che prende il nome della stessa sovrana: lo Statuto d'Anna. Tale atto aveva
l'intento di garantire il copyright agli autori delle opere per una durata di
quattordici anni, i quali potevano essere rinnovati nel caso in cui l'autore
fosse ancora in vita. Lo Statuto d'Anna subì varie modifiche negli anni a opera
di giuristi inglesi molto famosi in quei tempi, ma viene ricordato anche oggi
come uno degli eventi più significativi nella storia del diritto d'autore.
D'ora in poi in Europa, tutte le leggi sui diritti spettanti ad autori ed
editori trarranno spunto proprio dallo Statuto d'Anna.
Successivamente anche in Francia,
in piena rivoluzione, si sentì l'esigenza di
abbattere il sistema dei privilegi. Il 13 gennaio 1791 la legge Le Chapelier abolì il sistema dei
privilegi delle opere teatrali, e garantì i diritti d'autore per cinque anni
dopo la morte, che nel 1793 vennero prolungati a dieci con la legge Lakanal.
Il diritto dei diversi stati preunitari fu unificato con
legge 25 giugno 1865. Il 19 settembre 1882 fu emanato il Testo Unico n. 1012.
Dal punto di vista sostanziale le modifiche furono marginali.
La materia fu poi regolata dal D.L.7 novembre 1925 n. 1950 e
il relativo regolamento del 15 luglio 1926 n. 1369, che abolì la subordinazione
della nascita del diritto all'osservanza di formalità di registrazione e che
aprì la strada quello che è l'attuale diritto, come formalizzato dalla legge 22
aprile 1941.
Una normativa da cui si trae maggiormente spunto per il diritto
d'autore attuale, è la Convenzione
di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche (CUB)
del 1886.
È importante il principio fondamentale su cui si articola la Convenzione,
ovvero l'internazionalizzazione della normativa, per cui il diritto d'autore
viene tutelato in tutti gli Stati che ne fanno parte. La tutela è automatica e
non viene richiesta nessuna registrazione, anche se i singoli Stati sono
comunque liberi di richiederle (e ciò avviene soprattutto negli Stati Uniti). Un altro principio
fondamentale su cui si basa la giurisprudenza attuale
che prende spunto dalla Convenzione è quella della durata della tutela del
copyright, che ha un minimo di cinquant'anni dopo la morte dell'autore. In
Italia ad esempio ha durata settant'anni dopo la morte dell'autore. Nel 1994, con la firma a Marrakech del
TRIPs Agreement, tutti gli stati aderenti si impegnarono a uniformarsi alla
Convenzione di Berna.
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