Tornano ad Athens, dove iniziarono una
trentina d’anni fa. E pubblicano un nuovo album che ne ribadisce la filosofìa:
non prendersi sul serio e cercare di fare arte divertendosi.
Sarà forse banale, ma nell’ascoltare la contagiosa
allegria e l’entusiasmo di Fred Schneider e Cindy Wilson durante la nostra intervista,
l’espresione shiny happy people mi è parsa davvero guanto mai calzante. Il
parallelo con i R.E.M. e relativo brano Shiny Happy People (al quale così come
ad altri dell’album Out Of Time del ’91, contribuì nella definizione del mood Kate
Pierson, una delle due voci femminili dei B-52’s) riaffiora inevitabilmente alla mente pensando
alle origini della band, formatasi anch’essa, proprio come i R.E.M. e una miriade
di altre realtà, ad Athens, Georgia, nella seconda metà degli anni 70.
Nell’allora grande vivacità artistica e culturale della città della Georgia , aveva dunque trovato posto anche l’allegro party rock, o altrimenti definito campy post
punk-rock, dei B-52’s, che il 25 marzo scorso hanno dato alle stampe Funplex, ovvero il primo album di inediti in ben sedici anni. Tanto
infatti è il tempo trascorso da quell’ultimo Good Stuff del ’92, registrato
orfano di Cindy Wilson, poi rientrata nella band. Ricordare la bizzarra
fusione di pop, surf rock, punk scanzonato e funk bianco che ha sempre contraddistinto
il sound dei B-52’s (per non parlare poi dei tipici botta e risposta fra lo spoken
word di Fred Schneider e le armonizzazioni vocali di Kate Pierson e Cindy
Wilson), potrebbe per un attimo far passare in secondo piano
che l’apparente superficialità e studiata artificiosità era comunque figlia di un periodo storico musicale contemporaneo alla new wave e al post punk, nonché ad artisti, oltre ai già citati R.E.M., come Talking Heads, Blondie, Ramones e New York Dolls, molti dei quali protagonisti di collaborazioni con i singoli componenti della band. La visualità e il look kitsch dei B-52’s, con quelle parrucche di Kate e Cindy così simili al muso dei bombardieri B-52 che hanno poi dato il nome alla band, traevano notevole ispirazione dal dadaismo e dalla rivoluzione artistica di Andy Warhol, divertendo il pubblico con hit da dancefloor come Rock Lobster e Love Shack, o come lo storico tema Meet The Flinstones nel divertente rifacimento cinematografico dei cartoon di Hanna & Barbera (comparendo nel film in un carneo con il nome di BC-52’s).
Difficile pensare oggi a band come Scissor Sisters o a diverse incarnazioni pop degli anni 90 senza il loro esempio. Abbracciamo ciò che ci diverte, ma nel vero spirito delle cose, con un atteggiamento un po’ da flusso di coscienza, ma senza pressione, in realtà”, spiega accuratamente Cindy Wilson a proposito della filosofia artistica del gruppo: “È proprio come l’arte, come un dipinto in cui tutti aggiungono il loro contributo e in cui tutto viene amalgamato, con un risultato molto interessante e a multilivelli. Non ci prendiamo mai veramente sul serio, e non ci atteggiamo, è piuttosto un modo di prenderci in giro, in un certo senso. È il prendere tutto e renderlo arte”. Giunti ora al presente con Funplex, Cindy ci racconta cosa è successo dai tempi di Good Stuff sino ad oggi: “Ero appena ritornata nella band, e naturalmente avevo capito il disastro
Difficile pensare oggi a band come Scissor Sisters o a diverse incarnazioni pop degli anni 90 senza il loro esempio. Abbracciamo ciò che ci diverte, ma nel vero spirito delle cose, con un atteggiamento un po’ da flusso di coscienza, ma senza pressione, in realtà”, spiega accuratamente Cindy Wilson a proposito della filosofia artistica del gruppo: “È proprio come l’arte, come un dipinto in cui tutti aggiungono il loro contributo e in cui tutto viene amalgamato, con un risultato molto interessante e a multilivelli. Non ci prendiamo mai veramente sul serio, e non ci atteggiamo, è piuttosto un modo di prenderci in giro, in un certo senso. È il prendere tutto e renderlo arte”. Giunti ora al presente con Funplex, Cindy ci racconta cosa è successo dai tempi di Good Stuff sino ad oggi: “Ero appena ritornata nella band, e naturalmente avevo capito il disastro
che avevo combinato (ride, nda), ma quando me ne andai era per me veramente il momento giusto per farlo. Comunque, sono tornata dopo Good Stuff e abbiamo iniziato a lavorare su alcuni pezzi nuovi, due sono stati pubblicati, Hallucinating Fiuto e Debbie (inclusi in Time Capsule: Songs ForA Future Generation nel 1998, nda), così come le due raccolte Time Capsule e Nude On The Moon: The B-52’s Anthology (del 2002, nda). Io poi ho avuto dei
figli, ci sono stati dei dischi solisti da parte di alcuni di noi, materiale, fino a quando è arrivato il momento in cui si è sentito davvero pronto per scrivere i brani del nuovo disco. Nel frattempo abbiamo comunque continuato bene o male a lavorare. Ed è stato veramente un piacere perché la mia fase preferita è il processo di scrittura, il trovarsi tutti insieme in studio e creare la magia, il divertimento, e tutto il processo del problem
solving di quando si compone un brano, visto che è molto complesso e ci sono molti contributi (ride, nda). C’è voluto un po’ per riuscire a fare tutto, anche perché abbiamo sovvenzionato personalmente la realizzazione del disco, quindi avevamo bisogno di fondi per pagare gli hotel e gli studi.
Abbiamo poi cambiato etichetta e collaboratori, e dunque prima che ce ne accorgessimo gli anni sono trascorsi”. Fred Schneider completa la storia, raccontandoci anche l’esperienza di alcune apparizioni live la scorsa estate presso importanti festival europei, da dove la band mancava da circa dieci anni: “Avevamo tentato di venire in Europa già due volte durante gli scorsi anni, ma la prima volta Bush ha avuto qualche problema con l’Iraq, e un’altra volta purtroppo chi doveva occuparsi di noi non aveva abbastanza denaro per la promozione del nostro show. Ora finalmente le cose stanno cominciando a girare. Stiamo facendo promozione per la stampa, e questa estate abbiamo suonato ai festival di Benicassim, Montreux e Lovebox, e riscontrato che i fan sono ancora lì per noi. Soprattutto è stato emozionante essere a Montreux. Pensa che
avevamo incontrato Claude (Nobs, il fondatore del Montreux Jazz Festival, nda) durante la lavorazione del nostro primo album e ci disse: vi porterò a Montreux! E ora è finalmente successo dopo 27 anni”. Funplex non rappresenta una
grande rivoluzione musicale rispetto alla produzione storia dei B-52’s, ma ribadisce il progetto di un album concepito per i dance club, avendo come punto di forza sempre le belle armonie vocali costruite dalle voci della Pierson e della Wilson in contrapposizione allo
stralunato spoken word di Schneider, pur mantenendo una solida base rock
conferita soprattutto dalle chitarre di Strickland e dalle drum machine. Non a
caso il gruppo ha scelto questa volta la produzione di Steve Osborne, già
dietro la console di Happy Mondays, KT
Tunstall e soprattutto dei New Order. “Avevamo fatto una lista di possibili
produttori, e Keith è un grande fan dei New Order” dice Cindy Wilson. “Al
tempo della composizione dei brani si sentiva sull’onda di quel tipo di
sonorità e credeva che Steve fosse davvero la persona giusta. Ed è stato
veramente un periodo costruttivo quello trascorso con lui. Ha davvero
realizzato un ottimo lavoro nel riregistrare alcune parti e nello strutturare
il sound, rendendolo esattamente come speravamo”. Quasi sempre nell’album i
riferimenti, sia musicali che tematici, sono assolutamente scanzonati e sopra
le righe, ma c’è tuttavia un brano affidato completamente all’interpretazione
femminile e che trae ispirazione dalla storia di un classico della
cinematografia felliniana come Giulietta degli spiriti-, “Il
brano Juliet
OfThe Spirits è assolutamente un riferimento a Fellini, un
regista che da sempre è un’importante fonte di ispirazione per la nostra band,
in molte aree. Keith ha scritto la musica ed è lui stesso che ha proposto
l’idea della storia narrata da Giulietta degli spiriti. Ci siamo
letteralmente attenuti al film e anche Fred ci ha aiutato a scrivere il testo,
anche se non partecipa vocalmente all’interpretazione” afferma ancora la Wilson. “Tra l’altro amo
lo spirito di quel brano, che è fantastico da suonare dal vivo, soprattutto
durante il verso I’m not afraid anymore, che credo sia una proclamazione
veramente potente e pericolosa”. Pur vivendo ormai in luoghi diversi degli
States, la registrazione del nuovo album è stata l’occasione per ritornare
tutti nella natia Athens e rivivere l’atmosfera degli esordi: “Tornando ad
Athens è stato come chiudere un cerchio, e anche per questo c’è stata magia e
si è rivelato un bel periodo. Quando abbiamo iniziato Athens era veramente un
ambiente molto creativo, e a quel tempo, nella realtà universitaria della
città, ricevevi davvero molti input, come le retrospettive cinematografiche ad
esempio, l’occasione per cui siamo venuti a contatto con i film di Fellini. Poi
c’erano riviste da ogni parte del mondo, e abbiamo avuto l’opportunità di
conoscere e frequentare veramente tante persone geniali. A quel tempo c’era
davvero un’energia meravigliosa, e allo stesso tempo Athens era una città
abbastanza economica e con un ritmo riflessivo, quindi avevi davvero il tuo
tempo per essere creativo”. H
Scritto da Cristiana Paolini, pubblicato su JAM (2008)
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